La vendita di prodotti sfusi è in forte crescita e i numeri potrebbero addirittura raddoppiare entro il 2023. Lo rende noto uno studio di Eunomia, istituto di ricerca inglese, con la collaborazione di Zero Waste Europe e Réseau Vrac.
Si tratta di una ricerca preliminare, che prende in considerazione 10 Paesi europei e i principali rivenditori specializzati dello sfuso.
La vendita di prodotti sfusi (come si faceva una volta andando dal pizzicagnolo o al negozio di alimentari) sta ritornando in voga: allo stesso modo le professioni specializzate rivolte all’agricoltura (es. coltivazione di zafferano, di capperi, ecc.) ed all’allevamento (es. galline o lumache allevate in modo naturale) stanno rientrando tra i lavori svolti dai giovani imprenditori.
Lo sfuso in Europa: i numeri
Negli ultimi anni i numeri dello sfuso in Europa sono cresciuti enormemente.
Nel 2019 c’erano 2.902 strutture con 274 milioni di euro di fatturato complessivo.
I negozi si trovano principalmente (per il 74%) in zone centrali delle città, ma cominciano a diffondersi anche nelle periferie (15%) e nei piccoli centri (6%).
I generi alimentari sono i più diffusi, seguiti da detersivi come quelli pubblicati su questo sito e prodotti cosmetici.
La salvaguardia dell’ambiente e della produzione locale è molto sentita in questa industria, infatti la merce venduta arriva per il 58% dei casi da produttori in un raggio di 100 chilometri massimo. Solo il 14% della merce arriva da oltre 1.000 chilometri di distanza.
Inoltre, la scelta di vendere prodotti sfusi in Europa fa sì che ogni rivenditore eviti l’avvio alla discarica di 1.026 kg di rifiuti all’anno.
I vantaggi dei prodotti Sfusi
Il motivo principale per cui sono nati questi negozi di prodotti sfusi è la tutela ambientale.
La produzione, il trasporto e lo smaltimento degli imballaggi aumentano la CO2, rifiuti, oltre ad un altissimo sfruttamento delle risorse ambientali.
Un altro vantaggio dei prodotti sfusi è che è possibile acquistare solo la quantità di prodotto che serve davvero, evitando gli sprechi.
Uno dei benefici più amati dai consumatori è anche il fatto che ci sia un reale risparmio economico. Se si confronta la spesa per l’insalata in busta con un’insalata sfusa, c’è una differenza del 500% in termini di costi. Questo perché si paga l’imballaggio e anche il marchio.
Un’indagine di Federconsumatori stima che il risparmio possibile per una famiglia media si aggiri sugli 800 euro all’anno.
Settore prodotti sfusi: quali prospettive?
Lo studio di Eunomia prevede una crescita delle strutture adibite alla vendita sfusa dell’87%, raddoppiando le persone impiegate nel settore (da 5.274 a oltre 10.000).
In termini di fatturato, le previsioni parlano di passare da 274 a 514 milioni di euro entro il 2023. Cifra che al 2030 potrebbe arrivare a 1,2 miliardi di euro o più.
Guardando all’ambiente, questo tipo di negozio eviterebbe la produzione e smaltimento di circa 5.500 tonnellate di imballaggi e un risparmio di 17.131 tonnellate di emissioni di CO2.
I dati di Sfusitalia
Lo studio di Eunomia non copre il territorio italiano, che però è stato mappato dal portale online Sfusitalia.
Dal 2019 ad oggi hanno censito più di 766 realtà che si occupano di prodotti sfusi in Italia, grazie alle segnalazioni.
Si tratta nella maggior parte dei casi di negozi indipendenti, ma ci sono anche alcune catene come NaturaSì e Negozio Leggero.
Ci sono poi oltre 250 negozi che si occupano di prodotti per la casa e per l’igiene, oltre a negozi di altra natura come tabaccherie o farmacie che hanno un corner dedicato alla vendita di prodotti sfusi.
Per quanto riguarda la diffusione sul territorio, si trovano più negozi di sfusi al Nord e al Centro, mentre la penetrazione delle regioni del Sud è ancora minima.